Il complesso delle opere parrocchiali Santa Maria
I primi progetti
Di: Giampietro Livini
La storia del complesso “Opere parrocchiali” comincia ai tempi del compianto don Enrico: siamo negli anni ‘80, quando si studiava il progetto del Centro Religioso S. Maria. Il primo progetto, elaborato ancora semplice
mente in forma di “studio” da parte dell’Arch. Liliana Grassi, prevedeva un complesso di fabbricati, ben omogenei fra loro, in cui si potevano vedere la nuova Chiesa, l’Oratorio, e tutti gli altri ambienti per le opere parrocchiali, comprese le abitazioni per i sacerdoti. L’ Ufficio della Curia di Milano competente nel rilascio delle autorizzazioni, riconobbe di trovarsi di fronte un progetto di indubbio valore, ma nonostante questo non si sentì di approvarlo, per una variegata serie di motivi sia di carattere architettonico e di immagine, sia per un previsto costo assai rilevante.
Inoltre, poco dopo, morì inaspettatamente l’Architetto Grassi, e si dovette cominciare da capo.
II progetto della nuova chiesa fu affidato agli architetti Maria Antonietta Grippa (che succedette alla compianta Arch. Grassi alla prestigiosa Cattedra presso il Politecnico di Milano) e Gabriele Schiatti, suo collaboratore e poi Direttore dei lavori.
Per risolvere, almeno in una prima fase dei lavori, il problema dell’enorme spesa prevista, il Comitato presieduto da don Enrico decise di soprassedere momentaneamente alla costruzione delle “opere parrocchiali”, limitandosi a prevedere, nella nuova costruzione, solo la Chiesa al piano rialzato, e l’Oratorio con almeno alcune aule per la catechesi e le attività oratoriane al piano terra (oltre ad alcuni altri ambienti sotto il piazzale della chiesa).
La costruzione delle Opere Parrocchiali, storia minore rispetto a quella della chiesa, inizia nei primi anni ‘90. Iniziati i lavori di costruzione della Chiesa, risolti molti problemi, si incomincia a pensare alla costruzione di un “complesso pluriuso” a servizio della nuova Chiesa.
Il primo progetto, del dicembre dell’ottantanove, per contenere i costi viene impostato con grande sobrietà e si interpellano le imprese di prefabbricati che operano nella zona industriale.
Il complesso viene volutamente separato dalla Chiesa e quindi non tenuto ad un collegamento o ad una continuità architettonica.
Più semplicemente riprende elementi che contraddistinguono il territorio come il colore rosso mattone, gli archi e la galleria dell’adiacente complesso La Grande. Nel frattempo, anche il Comune di Assago ritiene socialmente strategico costruire un “complesso polifunzionale” a fianco della Chiesa e che per uniformità viene affidato al medesimo progettista, che manterrà le stesse scelte estetiche e costruttive.
Ma non ci sono soldi.
Un’ idea è quella di affittare parte delle nuove aree ad attività commerciali.
Il presidente della Cariplo Mazzetta conferma la disponibilità al finanziamento riservando una porzione per l’apertura di uno “sportello leggero” per 25 anni. Anche un fiorista ed un ufficio di pompe funebri sono disponibili.
La Curia ha altre aspettative per cui si accantona progetto ed autofinanziamento, richiede diversa distribuzione degli spazi interni con incremento dei locali ad uso abitativo, un ascensore per salire al piano superiore delle abitazioni e la costruzione deve essere eseguita non in prefabbricato ma in tradizionale.
Il primo aggiornamento del progetto è dell’aprile del ‘90, il secondo è del luglio, il terzo del marzo del ‘91. Sentito il parere favorevole della Commissione Edilizia del 3 aprile ‘91, sottoscritta il 19 maggio ‘93 la nuova convenzione per la cessione alla Parrocchia dell’area di via Matteotti, il 9 giugno ‘93 veniva rilasciata la “Concessione Edilizia per la Costruzione di Servizi Annessi alla Nuova Chiesa”. Ma troppo tempo era trascorso, negli anni erano cambiate le esigenze e non solo gli uomini, l’affanno economico si era (un po’) attenuato, ed il progetto è rimasto solo preliminare al definitivo che è stato elaborato in aderenza alla costruzione principale e quindi con omogeneità architettonica alla Chiesa.