La Santa Maria nei ricordi dei parrocchiani:
da un prato una Chiesa

Testimonianza di Giovanni Mella

Era un terreno incolto, anonimo come tanti altri. Poi si sparse la voce che era stato scelto come sede per la nuova chiesa di Assago.

Cambiò subito aspetto nei nostri cuori, ancor prima che venisse recintato, perché ora aveva uno scopo, una funzione, un significato, e perché in quello spazio la nostra fantasia disegnava la propria chiesa ideale, immaginava ima creazione tutta nostra. Ma non importava se poi sarebbe stata inevitabilmente diversa   da quella che sarebbe sorta, perché le preferenze sulla forma che avrebbe assunto l’edificio non erano altro che desideri personali, mentre l’attesa per una nuova chiesa, che crescesse in simbiosi col crescere del nostro paese, era di tutti.

Venne il momento della posa della prima pietra. Fu in una serata primaverile, con la presenza del cardinale Martini, delle autorità cittadine e di molti abitanti di Assago.

Ricordo ancora che alla celebrazione ufficiale facevano quasi da contrappunto le voci festose e vivaci di alcuni bambini che avevano sfruttato l’occasione per dedicarsi ai loro giochi preferiti, incuranti dei discorsi che venivano pronunciati.   Potrebbe   sembrare una nota quasi stonata, ma non lo fu affatto pensando che adesso in quegli spazi vive ed opera l’oratorio di Assago, frequentato dai giovani di oggi. Quella presenza un po’ chiassosa di bambini al momento della posa della prima pietra mi appare oggi quasi come un segno premonitore, un’indicazione di cosa sarebbe divenuto quello spazio : non solo un luogo di culto ma anche uno dei punti principali di incontro dei giovani del nostro paese.

Venne l’inizio dei lavori, il progresso nella costruzione, il completamento della struttura. C’è sempre qualcosa di misterioso nel fatto che i materiali grezzi con i quali si edifica, di per sé così inerti, statici, opachi, impersonali, producano poi una creazione architettonica che ha una sua anima, una sua personalità, un suo modo di toccare le corde dei nostri   sentimenti. Con una chiesa la sensazione è ancor più accentuata, lo stupore ancor più vivo. Vedevi crescere le colonne, le travature, i muri, tutto ferro e cemento, sembrava di assistere   al sorgere di una fortificazione, di una fortezza, ti chiedevi se sarebbe nato un luogo che escludeva, che divideva,  che contrapponeva. Ma alla fine quei muri non erano barriere, non avevano quel senso di potenza, ma anche di pesantezza che puoi percepire osservando le mura di un castello. Erano robusti, ma trasmettevano un senso di leggerezza, di bellezza, di spinta verso l’alto.

Oggi le pareti della chiesa sono ornate anche dalle nuove vetrate colorate, che con la loro grazia accentuano tutto ciò. Altri abbellimenti potranno essere realizzati, ma l’effetto complessivo è ormai stabilmente fissato.

A coronamento di quest’opera c’è stata, nel settembre del 2003, la consacrazione della chiesa da parte del cardinale Tettamanzi. Fu un momento di ricco di preghiera, ma fu anche un’occasione di festa e di gioia per tutti coloro che erano presenti. La spensieratezza e l’allegria che regnava tra noi nascevano dalla consapevolezza che era stato portato a termine un compito importante per tutti.