Un ricordo di Liliana Grassi
Di: Maria Antonietta Crippa
Un grande architetto del ‘900
Nata a Milano nel 1923, dove si laurea architetto con il professor Ambrogio Annoni al Politecnico della città nel 1947, Liliana Grassi ha coniugato da subito lo studio, la ricerca e l’attività didattica universitaria con il lavoro professionale. Assistente della cattedra della Facoltà di Architettura e del cantiere di restauro dell’Ospedale Maggiore di Milano oggi sede centrale dell’università degli Studi di Milano, del suo professore, la giovane studiosa diede continuità ai lavori e al pensiero del maestro, dopo la sua morte nel 1954.
Nel 1964 Liliana Grassi divenne professore ordinario di Restauro dei Monumenti presso la Facoltà di Architettura. Nel 1972 si trasferì alla Facoltà di Ingegneria, nello stesso Politecnico, dove insegnò Tecnica del Restauro fino alla sua scomparsa nel 1985. Svolse qui anche il ruolo di direttore di Istituto.
I maggiori riconoscimenti le vennero dai lavori e dagli studi dell’ospedale fìlaretiano, bombardato nell’agosto del 1943, al cui restauro e recupero funzionale come sede universitaria lavorò fino agli ultimi anni di vita. Tra le molte altre realizzazioni meritano di essere ricordate almeno: i restauri
al complesso settecentesco dell’ex-collegio Beccaria (1976-1984), e dell’attiguo palazzetto, anch’esso settecentesco, in via Lupetta (1983-4), ambedue presso la milanese chiesa di S. Alessandro; il restauro dell’Oratorio cinquecentesco di San Rocco a Trezzo d’Adda (1983-1984); il progetto generale per la nuova chiesa parrocchiale di Assago (1982-4).
Il Progetto incompiuto della “Chiesa S. Maria” in Assago
Quest’ultimo progetto, definito in una immagine rimasta peraltro incompiuta, è però da ritenere il testamento di Liliana Grassi, la sintesi in spazio architettonico di quanto aveva meditato in molti anni. Per essere pienamente capito, tale testamento culturale deve essere accostato ad un pensiero che la studiosa mi lesse pochi mesi prima della prematura scomparsa e da me trascritto. Mi disse allora: “L’architettura, per me, è essere, proposta di libertà costantemente controllata, difesa con lo studio della storia, con la prudenza della ricerca, con la solitudine della fantasia, con il raccoglimento disinteressato”. Nell’edificio della chiesa Liliana Grassi volle dar voce e figura all’impegno morale ben tratteggiato da questa confessione di sé.
Tale pensiero sintetizzava inoltre, esistenzialmente, un lavoro culturale diuturno, in cui rientravano la costante ricerca storico-critica che non escludeva la contemporaneità, un limpido rigore filologico di indagine,
l’amore per l’arte e la produzione artistica e d’architettura di ogni epoca. Molti saggi e volumi testimoniano la vastità di tali interessi, offerti sempre anche alle giovani generazioni: dalle ricerche sulla Ca’ Granda e su Mirasole (1958) ai testi Storia e cultura dei monumenti (1960), Province del Barocco e del Rococò (1966), alle molte pubblicazioni sulla Milano Sforzesca (1958-1983), allo studio dei restauri dell’abbazia di S. Abbondio in Como (1984).
Ricche di tensioni e interrogativi ancora aperti sono le sue riflessioni sulle problematiche teoriche del restauro, la cui importanza nell’attuale frangente culturale la studiosa ha strettamente collegato, come indispensabile fonte complementare, a quella dell’invenzione di nuovi linguaggi e forme architettoniche.
“Distinzione nella continuità” tra presente e passato
Suo importante contributo, sul doppio fronte del moderno progetto d’architettura e del restauro, è il recupero della nozione e del principio critico della tradizione, per la studiosa centro imprescindibile per lo sviluppo di una autocoscienza storica, personale e comunitaria. Tale coscienza è, per lei, costitutiva della moderna storicità dei saperi, fonda più precisamente una “prospettiva storica”, che consente di cogliere la “distinzione, nella continuità, del tempo presente dal tempo passato, distinzione per la quale tutte le epoche sono oggetto di attenzione, a differenza di quanto accadeva in età classica, in periodo paleocristiano e medievale per certi versi, in periodo rinascimentale e barocco per altri. (Cfr. L. Grassi, voce Restauro, in AA.W., Storia Generale dell’Arte, Milano 1982, pp.348-351).
Proprio tale “distinzione nella continuità” identifica, nel pensiero e nell’operato di Liliana Grassi, la tradizione. Sua radicata convinzione, espressa anche praticamente in nuovi progetti di architettura, è che: “Al passato occorrerà guardare, in sostanza, non per dedurne norme, ma per ricomporre l’unità dialettica del tempo, mentre, in termini di rapporto fra passato e presente, la moderna antinomia fra individualismo borghese e realismo sociale suscita l’esigenza di un superamento nella ricerca di una articolata relazione fra persona e società. (Cfr. L. Grassi, L’antico e i contemporanei: momenti del rapporto passato e presente nella cultura artistica dal Rinascimento all’età moderna, in AA. W., Aspetti e problemi del rapporto passato-presente nella storia e nella cultura, Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, Milano 1977, pp. 53-82).
Solo chi conosce la storia e la medita, ne recupera le più profonde lezioni superando un superficiale atteggiamento ripetitivo, può, a suo parere, agire nel presente collocandosi all’interno di peculiari tradizioni, pertanto legando in continuità passato, presente e futuro. Solo chi conosce tali tradizioni può concepire forme d’arte e d’architettura al servizio di una società capace di valorizzazione della persona e di coesione comunitaria.
Liliana Grassi accolse con grande entusiasmo l’incarico di progettare una nuova chiesa per Assago, incarico conferitole dalla Curia diocesana milanese per diretto interessamento del Cardinale Carlo Maria Martini.
Vi si dedicò con grande entusiasmo, coinvolgendo, il parroco don Enrico Vago e molti membri della parrocchia, in riflessioni sul valore di una chiesa del XX secolo nuova nelle forme e, allo stesso tempo, capace di esprimere la vitalità della tradizione cattolica, italiana e lombarda.
Convinse il parroco a far realizzare un modello in scala 1:50 della chiesa che aveva in mente, pur ritenendo di essere solo ai primi passi nella elaborazione di un progetto, che voleva però ulteriormente esplorare e definire a partire, non dai disegni soltanto, ma dal modello tridimensionale. Fortunatamente tale plastico è ancora conservato presso la parrocchia di Assago.
Nell’estate del 1984 Liliana Grassi morì, lasciando questo ed altri lavori interrotti. Nel 1986 mi fu chiesto dall’università Statale di Milano di organizzare, all’interno della crociera fìlaretiana dell’Ospedale Maggiore da poco definitivamente restaurata dall’illustre studiosa, una esposizione a lei dedicata. Di quel momento importante resta il catalogo, che illustra biografia e opere: M.A. Grippa (a cura di), Liliana Grassi architetto. Il pensiero, i restauri, i progetti, Milano 1986. In questo stesso catalogo architetti e studiosi di tutta Italia esprimono, in brevi testimonianze, l’ammirata considerazione dei molti merti della studiosa, architetto, restauratore e storico contemporaneamente.