La Chiesa Parrocchiale Di San Desiderio Nella Storia
Le antiche origini della chiesa di S. Desiderio vengono confermate dal “Liber Notitiae Sanctorum Mediolani”, precedente al 1289 e confermate da un ulteriore documento risalente al 1382 che attesta il “beneficio parrocchiale” per il sostentamento in loco del parroco, quando la costruzione del Naviglio Grande divise la Pieve di Cesano. Nel 1398, per la prima volta si trova riferimento esplicito della Cappella de Axago nel “Notitia Clerii Mediolanensis”. Altre notizie utili per ricostruire le vicende della parrocchia di S. Desiderio, si hanno a partire dal 1493 quando in un documento viene citato Filippo Guascone, il primo parroco, che rivendica i “diritti di decima”. Le tracce dell’affresco della parete settentrionale della zona absidale, riportando lo stesso nome, ci aiutano nella sua datazione.
La prima descrizione accurata della chiesa risale al 1566, anno della visita pastorale del cardinale S. Carlo Borromeo. Da questa data in poi le notizie riguardanti la chiesa provengono da accurate descrizioni spesso corredate anche da rilievi eseguiti durante le visite stesse. Al momento della prima visita la chiesa si presenta costituita da tre altari: quello maggiore con l’immagine di S. Maria, di S. Giovanni Battista e di S. Desiderio. Il secondo è decorato con la Natività ed il terzo, più piccolo, con la rappresentazione della Vergine ed i Santi Sebastiano e Rocco. Sul pavimento del presbiterio, prima dei recenti restauri, erano ancora visibili i segni dell’esistenza di questi altari. Il cardinale Borromeo prescrisse delle opere da eseguire per il miglioramento della costruzione: si doveva procedere alla realizzazione del pavimento e di una sacrestia da porsi dietro l’altare “sotto quel portico che è dinnanzi alla casa del curato”, l’imbiancatura e lo spostamento del battistero “nel cantone presso la torre o campanile”.
Da una successiva visita fatta da Leonetto Chiavone (o meglio Clivone) il 12 aprile 1570, si apprende che la chiesa è lunga 24 passi e larga 16, ha un soffitto di assi ed è pavimentata nella zona dell’altare maggiore e delle cappelle.
Un quarto altare dedicato alla Beata Vergine Maria è situato a destra dell’entrata, con muro e volta dipinta. Questa era sostenuta da una colonna in granito ed una in laterizio. Davanti alla chiesa si trovavano due cimiteri, mentre sul retro era posta la casa del curato. Negli anni attorno al 1575 venne redatta una pianta della chiesa ed una nuova descrizione dalla quale si deduce che l’edificio potrebbe essere alto 11 cubiti ecclesiastici, con il “cielo fatto a quadretti, un occhio sopra la porta” ed un campanile alto 26,03 cubiti con una campana. La zona dell’altare maggiore era rischiarata da due finestre laterali; la cappella di S. Maria, situata nel “cantone meridionale nell’entrare in chiesa” è descritta come se fosse sostenuta da una colonna, forse la seconda in laterizio era in realtà una lesena ed aveva una “finestra di metà tondo” ed una sepoltura. La sacrestia situata ad una quota più bassa rispetto alla chiesa “ha il cielo fatto a quadretto”, il pavimento di mattoni ed una finestra con inferriata.
In un’ulteriore visita del 1581, fatta dal delegato Andrea Pionnio, si specifica che l’altare maggiore è collegato attraverso due porte alla casa parrocchiale ed alla sacrestia che è molto povera e, come la chiesa, soffittata con assi. 11 campanile è di forma quadrata, senza scale nè orologio. Viene altresì sottolineata la possibilità di costruire un’altra cappella al di là della sacrestia e, dato che la chiesa non ha portico in facciata, si decreta di costruirne uno davanti alla porta maggiore. Nella solenne visita fatta nel 1604 dal cardinale Federico Borromeo, successore di S. Carlo Borromeo, la chiesa di S. Desiderio non sembra aver subito particolari cambiamenti dalla precedente visita del 1581. Risulta completato il pavimento in laterizio, le pareti sono biancate, il pulpito è dal lato del Vangelo e non è conforme ai canoni previsti per cui viene prescritto di sollevare il soffitto della chiesa di almeno sei cubiti. Confrontando l’altezza della costruzione rilevata nel 1604, all’epoca di Federico Borromeo, con quella riscontrata durante l’ultima visita pastorale del 1689, è possibile dedurne un rialzo di circa tre metri. Gli Scolari del SS. Rosario, nel 1690, fanno costruire una cappella per riporre il simulacro della Vergine e all’inizio del ‘700 ne viene realizzata un’altra dedicata a S. Antonio. In una ulteriore descrizione del Cardinale Pozzobonelli, a seguito di una visita pastorale del 1747, si rileva che la cappella battesimale è collocata vicino alla torre campanaria e si viene a conoscenza di un nuovo dipinto dedicato a S. Giovanni che battezza Gesù, posto al di sopra del battistero, e dell’esistenza del portico in facciata sorretto da due colonne in pietra.
La pianta della Chiesa e della casa parrocchiale nel ‘600
A partire dal 1767 il curato Rognoni fa rialzare il campanile e posare tre nuove campane e, dato che la chiesa risultava “troppo soffocata all’interno”, decide nel 1782 di rialzarne i muri di due braccia e quindi rifare anche il tetto ed il soffitto. Anche il XIX’ secolo è ricco di interventi tra cui la sistemazione di un altare proveniente dall’oratorio di S. Marta di Porta Ticinese ed un nuovo schienale e le panche del coro. Contemporaneamente si fanno alcune riparazioni ed il pittore Cozzi decora le zone del coro e degli altari.
Nell’inventario del 1822 la chiesa appare in ordine ma già dal 1852 riprendono i lavori di sistemazione. Attraverso il Liber Cronicus I° ed i Libri dei Conti, reperibili presso l’Archivio Parrocchiale, possiamo ricostruire in dettaglio le vicende che nell’ottocento hanno contraddistinto la casa parrocchiale e la chiesa.
Dal 1852 al 1889, parroco don Felice Bernasconi, vennero realizzate migliorie alla casa del parroco ed all’interno della chiesa vennero sistemati l’altare maggiore, il coro, il soffitto e la cappella della Vergine del Rosario.
Operazioni di manutenzione vennero fatte anche all’esterno con rappezzi ed imbiancatura del prospetto sul sagrato, il restauro del campanile e numerose riparazioni ai tetti, che contribuirono a conservare in buono stato il complesso ecclesiale.
Nel 1860 venne acquistata una nuova statua della Madonna che costò 482 lire, mentre nel 1875 si diede una generale imbiancatura alla chiesa che comportò una spesa di 384 lire e nel 1876 si collocò sul soffitto un rosone di zinco con ornamenti di ferro. Nel 1879 venne fornito dalla ditta Giacomo Locatelli di Bergamo un organo nuovo che venne a costare 1250 lire.
Interessantissima è una nota che sancisce in quegli anni la collaborazione tra la Parrocchia ed il Comune. Nella seduta della Giunta Municipale tenutasi il 14 maggio 1876 il sindaco Rinaldo Santagostino e gli assessori decisero di riparare con estrema urgenza la chiesa molto degradata. Nel frattempo il parroco Bernasconi aveva venduto al Comune un appezzamento di proprietà della prebenda parrocchiale per l’ampliamento del cimitero che venne ingrandito a spese del Municipio il quale, a sua volta, finanziò anche il restauro del castello delle campane, e la Fabbriceria vi concorse con la somma di 100 lire.
Durante gli ultimi anni dell’ottocento il parroco vendette anche dei terreni appartenenti alla parrocchia per cui si ridusse inesorabilmente la consistenza del Beneficio Parrocchiale. Con atto notarile del 25 novembre 1893 la parrocchia vendette a Giuseppe Santagostino degli appezzamenti e pochi giorni dopo Ernesto Cozzi acquistò dei fondi vicini al Podere Pontirolo, già di sua proprietà.
Per tutto il XX secolo vengono affrontati diversi lavori di manutenzione.
Tra il 1908 ed il 1937 vennero completamente rinnovati il campanile, la facciata ed il pavimento, venne costruito l’oratorio ed il cinema-teatrino che gli assaghesi ricordano ancora per l’unica proiezione settimanale, la domenica pomeriggio, ovviamente dopo il catechismo.
Dai registri si evidenzia inoltre una notevole spesa a favore del pittore Tomba la quale fa supporre che l’attuale soffitto in legno, compresa la decorazione delle pareti, sia stato dipinto in quegli anni in costituzione di uno precedente in canne con caldana di calce.
Per l’importanza artistica e storica, gli affreschi che si trovano sulla parete Est in fondo al presbiterio, opera di Bernardino Luini e scuola, verranno ampiamente descritti più avanti.
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